Perché i bambini spesso presentano difficoltà a seguire le regole scolastiche? Per accedere a un contesto regolato come quello della scuola è necessario abituare il bambino a diverse forme di separazione. Abituarlo ad accettare i no, i limiti e le attese.

I tagli dello sviluppo

I passaggi di separazione dall’ambiente domestico sono connaturati alla crescita e alla vita umana. L’infante nasce alla vita separandosi dal corpo materno anche attraverso il gesto simbolico del taglio del cordone ombelicale. Ogni taglio successivo consente una regolazione pulsionale e l’accesso al mondo socializzato. Lo svezzamento, il controllo dello sfintere e l’uso del vasino, il dormire in un letto proprio separato da quello dei genitori, l’accesso all’asilo e alla primaria, queste sono tutte forme di separazione vissute dal bambino con un certo grado di angoscia ma essenziali alla sua maturazione.

Limitare le soddisfazioni immediate

Tralasciando gli estremi (gravi incurie, traumi, abbandoni e rifiuti) i sintomi di molti bambini sorgono non per le frustrazioni ma per un eccesso di soddisfazioni e gratificazioni. Dopo i primi due anni, in cui il bambino è più dipendente e ha bisogno del soddisfacimento dei bisogni primarie e di risposte alla sua domanda d’amore, è importante esporre i bambini alle prime frustrazioni. I disturbi di attenzione e di iperattività, seppure trovino anche radice nel discorso sociale stesso, sono alimentati da famiglie poco incisive nel trasmettere il valore del limite e delle attese alla gratificazione.

Soddisfare ogni richiesta del bambino, riempirlo di oggetti e gratificazioni immediate, lo porterà ad avere più difficoltà a seguire le regole scolastiche, nonché approdare alle varie forme di apprendimento. La scuola primaria mette di fronte il bambino a più regolazioni pulsionali, in primis, quella corporea. Il corpo deve imparare a stare seduto diverse ore al giorno, rispettando le regole del gruppo classe. Inoltre deve sostenere più attenzione e fatica cognitiva, rimanendo concentrato nel seguire ed elaborare ciò che dicono gli insegnanti. Infine la volontà di apprendimento della scrittura alfabetica comporta l’abbandono della lingua materna usata nella prima infanzia, separazione inevitabile per l’accesso alla cultura e alla lingua socializzata.

Per un genitore imparare a dire no, anche se difficile, doloroso o scomodo in varie situazioni, significa accettare che il bambino pianga, si arrabbi, si annoi e stia anche da solo. Tutto ciò gli consentirà di imparare a tollerare l’attesa e la noia, le frustrazioni, i doveri e le regole sociali.

I “no” dati nella prima infanzia, dentro la famiglia, consentono un’apertura: un “sì” verso il mondo fuori, per imparare a convivere e a stare negli ambienti più regolati come la scuola, prima, e il lavoro, poi.

(Foto di Steve Johnson da Pexels)